Nel profondo sud delle Maldive

Testo e foto di Renato La Grassa

Maldive, ventisei atolli che custodiscono minuscole isole di sabbia bianchissima, adornate da una vegetazione rigogliosa e lambite da acque azzurre di cristallo dove il pesce è ancora abbondante e i coralli, seppure sofferenti per i recenti fenomeni di sbiancamento, presentano confortanti segni di ripresa.

In questo mare dalle mille sorprese, mante, squali grigi, squali di barriera e squali balena sono la massima rappresentazione di un ecosistema sempre ambito dai sub di tutto il mondo.

Ci sono poi le Maldive meno conosciute, quelle più lontane a due passi dall’equatore. Parlo dell’atollo di Suvadiva e in particolare di Fuvahmulah, che racchiude l’omonima isola, situato a qualche ora di navigazione ancora più a sud, nel mezzo dell’oceano. La tappa più rappresentativa di una bellissima crociera sulla quale ogni ospite a bordo nutriva molte aspettative, tutte ampiamente soddisfatte.

Nel porticciolo della piccolaisola di Kuredhdhoo ci attende alla fonda Ocean Sapphire, l’elegante M/Y sul quale si svolgerà la nostra crociera. Molliamo gli ormeggi in tarda serata facendo rotta a sud per raggiungere dopo qualche ora di navigazione l’atollo di Fuvahmulah, la prima meta di un viaggio agli antipodi fortemente agognato. 

Pur essendo la terza più grande isola delle Maldive, Fuvahmulah si caratterizza sia per l’assenza di moderni resort, sia per aver conservato intatti i villaggi e gli stili di vita dei suoi abitanti. Vanta un ecosistema di particolare rilievo naturalistico caratterizzato da boschi tropicali e zone umide e paludose di acqua dolce circondate da una fitta vegetazione come il lago Dhadimagi Kilhi a nord e quello di Bandaara Kilhi nella zona centrale.

LE IMMERSIONI.

1° giorno – Ci attende la check dive che effettuiamo presso Fuvahmulah House Reef, distante pochi minuti dalla nostra barca. Dopo poche pinneggiate la parete scende a precipizio e già si intravedono in profondità tre squali tigre che nuotano tranquilli svanendo poco dopo nella penombra, mentre a pochi metri una piccola tartaruga pinneggia fra le rocce.

A -35 mt una cospicua presenza di tonni, muri impenetrabili di pesci argentati sfreccianti simili a palamiti, qualche piccolo barracuda e fugaci aquile di mare fanno da cornice al frenetico andirivieni della fauna più minuta che monopolizza ogni recondito spazio del costone roccioso.

Torno in superficie incredulo per lo spettacolo naturalistico a cui ho appena preso parte, considerando che quella appena terminata era una check dive di ambientamento!

Il secondo tuffo si svolge a sud dell’isola partendo da un plateau che dai -20 metri scende fino a -50. L’obiettivo è l’esplorazione nel blu, quindi ci appostiamo per scrutare l’orizzonte facilitati da una visibilità straordinaria. Il tempo trascorre velocemente fin quando la sagoma inconfondibile di uno squalo volpe compare improvvisa sul fondo, riconoscibile dalle movenze sinuose della lunga coda che contraddistingue questo magnifico animale.

Nonostante l’approssimarsi della deco, tento qualche scatto fotografico da una posizione più ravvicinata ma con scarsi risultati data la lontananza del soggetto, quindi iniziamo la risalita comunque soddisfatti.

L’unicità di Fuvahmulah sta soprattutto nel Tiger Zoo, la cui origine deriva da una vecchia usanza dei pescatori locali i quali, per evitare di recarsi in mare aperto, riversano in acqua davanti all’ingresso del porto i bidoni con gli scarti del mercato del pesce presente all’interno del porto stesso. Nel corso degli anni, questa pratica giornaliera ha fatto sì che una moltitudine di specie di squali fra cui il tigre, il martello e altri ancora, si presentino puntualmente al mattino e al pomeriggio all’ingresso del porto in attesa del loro banchetto!

Così è nata l’idea di accompagnare i sub in immersione per osservare gli squali mentre si nutrono degli scarti di cibo, bypassando la regola Maldiviana che vieta in modo assoluto la pratica dello shark feeding, in quanto gli squali non vengono imboccati ma si nutrono autonomamente.

Dopo il briefing ci tuffiamo in acqua raggiungendo velocemente un pianoro sabbioso a una decina di metri di profondità, dove i grandi bestioni non tardano ad arrivare. Eccone uno, poi un a altro e un altro ancora; se ne contano otto di grossi squali tigre, principalmente femmine dal corpo possente alcune delle quali superano i 4 metri. Avvolti da una moltitudine di piccoli pesci, si avventano sui bocconi di cibo per poi dileguarsi velocemente, passando vicinissimi ai sub infondendo emozioni davvero fortissime.

Dopo una mezzora di spettacolo lasciamo il pianoro per scendere sul drop-off da dove la parete si inabissa verticale a grandi profondità. Si ha la netta sensazione di trovarsi sulla sommità di una montagna, dalla quale si possono osservare maestosi esemplari di tigre che nuotano speditamente, tonni, white tip, carangidi, grossi barracuda e un brulicare di altra vita di barriera che testimonia l’inverosimile ricchezza di vita di questi straordinari e selvaggi fondali oceanici.

2° giorno. Confidando nella buona sorte ripetiamo la discesa del giorno precedente, ma ci attende un’amara delusione a causa di un’anomala assenza di corrente che ha causato la sparizione del pesce.

Dopo la colazione è programmata una breve escursione dell’isola per visitare una bella spiaggia corallina circondata da un rigoglioso palmeto. Ne approfittiamo per una passeggiata distensiva e un bagno rigenerante, quindi si prosegue con un giro panoramico fino al lago e il rientro in barca dove siamo attesi per la prossima dive.

Si vota in maggioranza per ripetere il Tiger Zoo, rassicurati dalle concrete probabilità di avvistamenti. Giunti sul fondo, la visibilità è interrotta da una muraglia di pesci in piena frenesia alimentare, dileguatisi al passaggio di un imponente tigre solitario che scompare però qualche minuto dopo.

Dopo una breve attesa lasciamo il bassofondo dirigendoci lungo un costone dove, a circa 30 mt di profondità, scorgiamo 3-4 esemplari di tigre oltre ad alcuni grigi,  banchi di tonni e altre specie di squali non ben identificate.

Rientrati in barca rinfrancati dopo la parziale delusione iniziale, abbiamo giusto il tempo per il pranzo. Le previsioni meteo segnalano mare in aumento, pertanto alle 15.30 la barca mollerà gli ormeggi per fare rotta a Huvadhoo.

3° giorno. L’atollo di Huvadhoo (o Suvadiva) è un susseguirsi di isole di incomparabile bellezza, ricche di palmeti e sabbia bianchissima, meno turisticizzate rispetto a quelle degli atolli più a nord, ed è particolarmente apprezzato per le immersioni nelle pass oceaniche (Kandu). Di queste esploreremo Maarehaa, Vodamula, Kuredhdhoo, Viligili, Koodhoo e Nilandhoo che in questo periodo, essendo esposte al monsone di Nordest, dovrebbero garantire una visibilità eccellente.

Le immersioni si svolgono lasciandosi trasportare dalla corrente o stazionando sul corner per assistere alle passerelle di squali grigi, pinna bianca, aquile di mare, carangidi, barracuda, tonni, tartarughe e non ultimo anche lo squalo balena.

Dhevvadhoo Thila. Siamo ormeggiati di fronte a un’isola minuta circondata da una bella laguna dove insistono,  poco distanti, altre isolette  che al tramonto si trasformano in uno scenario fiabesco.

Ci immergeremo in una Thila, una struttura corallina formata da pinnacoli che dai fondali salgono fin quasi a raggiungere la superficie. Seppure dal briefing non emergano particolari interessanti, appena immersi ci sorprende invece una diffusa presenza di pesce di barriera, tonni e piccoli pinna bianca.

A circa -30 mt, compare inaspettato un immenso giardino di gorgonie, a tratti così fitte da formare una vera e propria foresta. Ovunque gruppi di Platax che vagano fra i grandi ventagli, corposi anemoni animati da policromi pesci pagliaccio, banchi di fucilieri, pesci pappagallo e tanta variopinta minutaglia.

Maarehaa Kandu. In questa pass ci siamo immersi 2 volte, con esiti diversi. Del resto è madre natura che detta le regole generando, in base alle maree, violente correnti in entrata o in uscita dai canali che collegano la laguna con l’oceano, e sono proprio questi i fattori che condizionano la presenza o meno dei grandi predatori.

Infatti, nella prima la visibilità era eccezionale, con corrente intensa ma gestibile e pesce in grande quantità: aquile di mare, tanti squali grigi, carangidi, tonni, fucilieri e un solitario napoleone affatto incline a lasciarsi avvicinare.

Nella seconda discesa si assiste a una metamorfosi generale, con corrente e visibilità ridotte e presenza di pelagico diminuita drasticamente.

4° giorno. A  Vodamula Kandu la visibilità dell’acqua sembra non avere fine. Seguendo il leggero declivio che conduce alla nostra postazione intorno a -35, noto un ambiente coralligeno estremamente interessante, con belle formazioni di madrepore e acropore in perfetto stato di conservazione, colonie di coralli a frusta e grandi cespugli di corallo nero. Sul punto in cui la parete precipita profonda madre natura mostra il meglio di sé, con decine di grigi che si esibiscono in interminabili dietrofront, accompagnati da nuvole di carangidi che saettano come impazziti, pinnabianca e tonni di grossa stazza, mentre qualche aquila di mare volteggia più lontana.

Il mare è prodigo di sorprese ma pure altrettanto impietoso, in quanto la corrente col passare dei minuti si è talmente rafforzata da costringerci a desistere e ad abbandonare questo luogo magico.

Kuredhdhoo Kandu e Viligili Kandu. La speranza di trovare in queste pass condizioni marine più accettabili viene presto vanificata da un inspiegabile fenomeno di maree che ha prodotto correnti anomale e violente, con conseguente drastica riduzione della visibilità. In condizioni così estreme, entrambi le immersioni  sono state interrotte dopo circa mezz’ora per ovvie ragioni di sicurezza.

Non rimane che confidare nella buona sorte per quanto ci attende in serata. L’equipaggio, infatti, ha sistemato una grossa lampada sullo specchio di poppa per favorire l’avvicinamento dello squalo balena.

E’ appena terminata la cena quando voci concitate giungono dalla zona poppiera. Il balena è proprio sotto il faro, avvolto da una grande quantità di plancton che rende l’acqua lattiginosa. Il carosello non dura molto e ultimato il pasto il bestione sparisce nell’oscurità del mare. Soddisfatti del fuori programma tutti cedono alla stanchezza e si ritirano nelle cabine, ma io non demordo. E’ quasi mezzanotte quando il bestione si ripresenta nuovamente, così in pochi secondi scendo in acqua per fotografarlo mentre banchetta per quasi mezz’ora e vederlo poi svanire nel buio del mare con la sua tradizionale indifferenza.

5° giorno. A Viligili Kandu c’è un’ottima visibilità e già dalla superficie si intravede una quantità strabiliante di pesce che occupa vaste aree della barriera.  Scendendo intorno ai 28-30 metri lo scenario non cambia. Banchi enormi di carangidi, vortici di barracuda, tartarughe, diversi grigi alcuni dei quali seminascosti fra  nuvole di pinnuti, pesci scoiattolo, fucilieri, ombrine grandi labbra, pesci trombetta, trigoni, un piccolo nutrice accovacciato  in un angusto anfratto roccioso e tante altre specie in grande quantità catalogano questi fondali fra i più belli e ricchi di vita finora esplorati.

Forti emozioni le proviamo anche nella successiva immersione a Fisch Factory presso l’isola di Koodhoo. Una sorta di Tiger Show, con la differenza che qui si ha a che fare con gli Spinner shark o squali Tissitore, appartenenti alla famiglia dei Carcarinidi. Questi squali raggiungono una lunghezza variabile fra i 2  e 3 metri,  frequentano quasi tutte le acque temperate tropicali del mondo e sono conosciuti per i salti rotanti facenti parte della loro strategia di alimentazione.

Siamo appostati su un fondale di una decina di metri piuttosto scomodo e scosceso, quando dalla superficie il rombo dei motori annuncia l’inizio dello show. Gli attori arrivano indomiti a decine, lanciandosi sugli scarti di pesce con andature scattanti e nervose rimanendo sempre a quote superficiali.

Restiamo una ventina di minuti ad osservare col naso all’insù queste scene di predazione difficili da immortalare a causa della scarsa visibilità, poi ci stacchiamo dal fondo optando per una sbirciatina al fondale circostante.

6° giorno. A Nilandhoo Kandu si ripresenta il consueto scenario dei giorni precedenti, con corrente impetuosa che costringe a interrompere l’esplorazione dopo soli 20 minuti.

Peccato davvero, perché una moltitudine di predatori preannunciavano interessanti avvistamenti. Sospinto dal flusso potente dell’acqua che mi trascina verso l’interno della laguna, osservo sul fondo belle formazioni coralline con tanto pesce di barriera, in particolare cernie di grossa mole mai viste così numerose in tutti gli altri siti del nostro itinerario.

Kuredhdhoo Corner è l’ultima immersione del nostro viaggio e invece di dirigermi come gli altri divers nella parte centrale della pass dove insistono fortissime correnti, raggiungo il drop off risalendo il costone roccioso per dedicarmi, almeno per una volta, all’osservazione del reef e alle riprese fotografiche in tutto relax.

In profondità non c’è molto movimento di pesce a parte alcune fugaci aquile di mare. Lungo la parete, alternata a pianori sabbiosi, scopro molti anfratti ricoperti di concrezioni spugnose vivacemente colorate, e una discreta presenza di pesce di barriera oltre a una solitaria tartaruga.

Siamo così giunti al termine di una fantastica crociera nelle Maldive più autentiche, fatte di isole deserte e stupende lingue di sabbia lambite da un mare incantato ricco di pass, regno incontrastato del pelagico.  C’è poi Fuvahmulah, dove gli incontri con gli squali tigre, e non solo, regalano sensazioni che non si potranno mai dimenticare.

Uno Yacht di classe, un equipaggio disponibile, guide preparate e competenti e un bravo e acclamato chef in cucina, hanno dato ulteriore valore aggiunto a una crociera superlativa certamente da ripetere. Ovviamente facendo sempre affidamento all’organizzazione perfetta di Mete Subacque.

Renato La Grassa

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